giovedì, 17 marzo 2011

Fratelli d'Italia

... festeggiamo così l'ITALIA UNITA.

 

 

 

 

   Immagini che raccontano... festeggiamo così l'ITALIA UNITA.

 

UNIONE sofferta, difficile, piena di contraddizioni. Tante le ferite ancora aperte che richiedono una chiara rilettura per comprendere chi eravamo e cosa possiamo ancora dare, UNITI, al resto del mondo in termini di cultura, creatività, progresso.

In questo momento così drammatico per i nostri amici giapponesi e per tutti noi che ci consideriamo cittadini del mondo e fratelli del nostro prossimo al di là della religione, paese d'origine, etc., festeggiare i nostri 150 anni, significa anche testimoniare che abbiamo una storia e che abbiamo diritto ad un futuro come umanità. Scegliamo oggi di dare Un futuro ai nostri figli, nipoti, pronipoti guardando oltre l'interesse immediato, scegliamo un futuro sostenibile!

"Cambiare rotta è ancora possibile, farlo è un dovere di tutti e per tutti."  Rita Levi Montalcini

Leggi tutta la riflessione di Rita Levi Montalcini: STRATEGIE PER UN FUTURO SOSTENIBILE - Divario tra nord e sud, sottosviluppo ed impoverimento hanno una stretta connessione con la produzione d'armi, speculazione sulle valute e OGM.
Quali strategie si devono adottare per evitare catastrofi di dimensioni mondiali che oggi incombono sul futuro dell'umanità?

W L'ITALIA!

Piazza del Quirinale, 16/03/2011 - Saluto del Presidente Napolitano in occasione della "Notte Tricolore"

La prima cosa importante è che l'Unità la festeggiamo in tanti:... la festeggiamo nei tanti paesi pieni di italiani che ci sono nel mondo, e la festeggiano gli italiani in divisa in Afghanistan, nel Kosovo e nel Libano.[...] Abbiamo o non abbiamo da festeggiare?...il nostro centocinquantesimo anniversario dell'Italia unita vale quello che vale per qualsiasi persona che compia cinquanta, sessanta, settanta anni: che le cose gli siano andate meglio o peggio,festeggia il meglio della propria vita, e noi festeggiamo il meglio della nostra storia. Abbiamo avuto momenti brutti, abbiamo commesso errori, abbiamo vissuto pagine drammatiche, ma abbiamo fatto tante cose grandi e importanti. Grazie all'unità siamo diventati un paese moderno. Se fossimo rimasti come nel 1860,divisi in otto Stati, senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via dalla storia, non saremmo mai diventati un grande paese europeo.[...]ci sono state schiere di nostri patrioti che hanno combattuto, hanno dato la vita e hanno scritto pagine eroiche che noi dobbiamo avere l'orgoglio di ricordare e rivendicare, perché solo così possiamo anche guardare con fiducia al futuro, alle prove che ci attendono. Ne abbiamo passate tante, passeremo anche quelle che abbiamo di fronte in un mondo forse più difficile.[...] Ognuno ricordi sempre che è parte di qualcosa di più grande che è la nostra nazione, la nostra patria, la nostra Italia. E se saremo uniti sapremo vincere tutte le difficoltà che ci attendono.
Auguri a tutti gli italiani.

Leggi tutto il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - Il discorso è stato scaricato dal sito: www.quirinale.it

 

 

[...]
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.

Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.

Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
[...]

 
 

 

Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli, fu scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli (nel ritratto a sx) 1827-1849 (combatte gli Austriaci, colllabora con Garibaldi, in prima linea nella difesa di Roma assediata dai Francesi: il 3 giugno è ferito alla gamba sinistra, che dovrà essere amputata per la sopraggiunta cancrena. Muore d'infezione il 6 luglio, a soli ventidue anni. Le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo.), musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro. Il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.

 

Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana.

maggiori informazioni sul sito http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/inno.htm
 

 
 
 
 
 
 
 



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